Nella prima puntata del 2002 Intrecci torna a proporre una riflessione sull'informazione come possibile motore dello sviluppo. Ogni giorno siamo bombardati da notizie, provenienti in tempo reale dai quattro angoli del pianeta: notizie gridate, proposte e consumate come merce. In un mondo globalizzato il potere di gestire l'informazione è saldamente nelle mani di pochi grandi canali in grado di scegliere con cura le notizie da divulgare o trasmettere, e che ricorrono alle emozioni forti per catturare l'attenzione del consumatore distratto. Il nostro punto di vista viene applicato come l'unico possibile a tutta la variegata realtà che ci circonda: inducendo a credere che esiste un solo modello di successo al quale omologarsi. Ma in tre quarti del pianeta la sottile persuasione che ci arriva in casa attraverso la TV non è ancora diffusa, e le forme di comunicazione ricorrono alla radio o al più antico dei mezzi, la drammatizzazione teatrale; come vediamo in diversi esempi dai Caraibi alle Ande all'India. In Italia diversi giornalisti, da Giulietto Chiesa a Renata Pisu, parlano delle possibilità e dei rischi delle campagne di sensibilizzazione, e del ruolo positivo che può avere una informazione corretta su questi problemi.
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Nella seconda puntata del 2002 Intrecci, prendendo spunto da un recente convegno a Trieste, ripropone un tema sempre di drammatica attualità: quello dei rifugiati. Oggi nel mondo 22 milioni di persone sono in fuga da guerre, persecuzioni, o altre violazioni dei diritti umani, alla ricerca di asilo e protezione; obbligati a vivere lontano da casa, in una condizione di precarietà troppo spesso ignorata o trascurata. E' questo che li distingue da chi, ad esempio, emigra per motivi economici; come risulta dalle interviste ad esperti di tutto il mondo, ad operatori dei servizi di accoglienza; ma anche da esempi concreti presi in esame sia in Italia che in altri paesi, come il Sud Africa. La puntata si conclude con una forte testimonianza dal Ruanda, uno dei paesi in cui sotto gli occhi distratti del mondo si è compiuto un tragico genocidio.
Un arcobaleno di razze, una moltitudine colorata di giovani, donne, gruppi etnici, esponenti dei movimenti di base, sindacalisti, ecologisti, religiosi, politici ed intellettuali, provenienti da tutto il pianeta e uniti dalla ricerca comune di un nuovo modello di globalizzazione, diverso da quello neoliberale, hanno dato vita dal 1° al 5 febbraio 2002 a Porto Alegre in Brasile – città simbolo della partecipazione popolare – al 2° Forum Sociale Mondiale. Tra i 68.000 partecipanti e le personalità internazionali che hanno affollato le aule di centinaia di incontri e conferenze, abbiamo raccolto le testimonianze di Tarso Genro, Ignacio Ramonet, Susan George, José Bové, Manuel Vasquez Montalban, Roberto Savio, Samir Amin, Heidi Giuliani, Adolfo Perez Esquivel, Noam Chomsky, Mary Robinson, Benedita da Silva. Accanto a loro, contadini africani, volontari brasiliani, indigeni americani, esponenti dei movimenti dei Sem Terra, artisti di strada, in una serie di “capitoli” che ricostruiscono il clima di un incontro in cui “un nuovo mondo è in costruzione”.
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In questa puntata Intrecci si occupa di un problema drammatico, che accomuna i paesi del Nord a quelli del Sud del mondo: l’AIDS, che colpisce indiscriminatamente, ma in modo disuguale e con particolare violenza, il continente più povero, l’Africa. La maggioranza dei malati di AIDS vive nei paesi in via di sviluppo: disinformazione e carenze igieniche e sanitarie moltiplicano la sua diffusione, che costituisce a sua volta un ostacolo allo sviluppo economico e sociale. Il problema è stato dibattuto dalle ONG italiane a Milano in un convegno internazionale, con la partecipazione di esperti italiani e stranieri; conclusosi con l’invito a trovare anche in campo sanitario soluzioni attente ai valori umani e non solo a quelli del mercato. Al Sud Africa spetta un triste primato, come constatiamo visitando la Yeoville Community School di Johannesburg. E proprio il governo sud-africano ha combattuto con successo la battaglia, in opposizione alle multinazionali farmaceutiche, per ottenere medicinali a basso costo: un primo passo nella lotta per sconfiggere la malattia. A cura di: Giovanna Cossia Daniela Pizzi Marco De Poli Ha collaborato: Sara Bigazzi Anno: 1997 Durata: 36' Supporto: Betacam
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Le cronache e le statistiche forniscono un quadro dell'infanzia e dell'adolescenza a livello mondiale ben diverso da quello edulcorato dell'iconografia pubblicitaria: bambini abbandonati che cercano di sopravvivere e lavorano per sostenere famiglie disgregate; che vivono per strada: una realtà drammatica diffusa in Asia, Africa e America Latina. Ma ci sono anche casi positivi, per uscire da questa spirale di povertà e sottosviluppo. Partiamo dal Sud Africa, il paese più ricco del continente, da Durban, dove accanto ai grattacieli, alle autostrade, ai quartieri residenziali della borghesia "bianca", si estendono le "township" abitate dai neri, che mantengono la separazione non solo tra razze ma tra "ricchi" e "poveri" creata dal regime dell'apartheid e non ancora superata. Da qui vengono molti ragazzi di strada; e proprio per aiutarli è nato, anche con il sostegno italiano, il centro "Street wise". Ci spostiamo poi in Brasile, altro paese potenzialmente ricco, ma con grandi problemi sociali ancora irrisolti. A Belem opera il progetto "Sementes do Amanhà", nato per sottrarre i bambini delle favelas al terribile lavoro nella discarica municipale. Un progetto che ha anche l'appoggio di un campione come Ronaldo. Due risposte positive a problemi enormi nel loro complesso, ma che possono essere affrontati e risolti a livello locale, anche con la nostra partecipazione.
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Amazzonia - è il tema di questa puntata di Intrecci: dieci anni fa tutti ne parlavano, era necessario ed urgente proteggere il "polmone vede dell'umanità": un ecosistema gigantesco ma delicatissimo che si estende su una superficie di oltre sette milioni di kmq e sul territorio di 9 diversi stati, su cui si possono tuttora trovare piccoli gruppi di indigeni che vivono ancora al di fuori o a margine della "civiltà". Ma poco è stato fatto per risolvere i molti problemi di questa regione vastissima e poco conosciuta, che oggi riscopriamo attraverso diversi servizi realizzati nella più grande città amazzonica, Belem, dove alla foce del Rio delle Amazzoni, per discutere insieme e avanzare proposte e soluzioni concrete, si è tenuto alla fine di gennaio il 1° Forum Sociale dell'Amazzonia. Noi eravamo presenti, e abbiamo raccolto testimonianze da diversi paesi, da quella del sindaco Edmilson Brito Rodriguez, ad antropologi, politici, sociologi, indigeni e partecipanti provenienti da Venezuela, Colombia ed Ecuador.
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In questa puntata Intreccii si occupa di donne che difendono, conservano e proteggono l'ambiente minacciato dallo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali. A dieci anni dalla Conferenza mondiale di Rio de Janeiro - ECO '92 – dove le donne hanno fatto sentire la propria voce a Planeta Fémea, ci si prepara per quella che si terrà a Johannesburg a settembre. In questi dieci anni le donne sono diventate protagoniste del processo di sviluppo ambientale sostenibile; come vediamo in diversi esempi in America Latina, Europa, Asia, Africa e Medio Oriente. Anche nei mesi che precedono la Conferenza di Johannesburg, le donne di tutto il mondo si sono riunite in diverse occasioni per riflettere sul cammino percorso, avanzare proposte e progettare soluzioni. Non si tratta solo di principi teorici: a Porto Alegre, nel sud del Brasile, una cooperativa di donne ha creato il CEA - Centro di Educazione Ambientale - dove in un grande capannone ogni giorno vengono riciclate e riutilizzate alcune tonnellate di spazzatura di una grande città che è all'avanguardia anche nella raccolta differenziata dei rifiuti.
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Sono passati 6 anni dal Vertice Mondiale sull’alimentazione, in cui i governi di tutto il mondo, riuniti a Roma dalla FAO, si erano proposti l’ambizioso obiettivo di dimezzare in vent’anni gli 800 milioni di persone che al mondo soffrono la fame: e nel giugno gli stessi paesi e governi si sono ritrovati sei anni dopo per constatare amaramente che il loro numero è addirittura aumentato. Al Forum parallelo sulla “sovranità alimentare”, le rsponsabilità di questo smacco sono state individuate dalle Organizzazioni Non Governative e dai movimenti contadini nello strapotere delle multinazionali alimentari e nei persistenti squilibri economici e sociali tra nord e sud del mondo; ma si sono avviate analisi e proposto soluzioni che creano le premesse per una visione comune, in cui il problema della sottoalimentazione nei paesi poveri si salda a quello della sicurezza del cibo in quelli ricchi, di cui l’Europa e l’Italia fanno parte. Il cibo non è una merce, è vita: e come tale è un diritto inalienabile di tutta l’umanità.
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Mentre in Europa una grande quantità di terra non trova più contadini che la lavorino, nei paesi in via di sviluppo masse crescenti di contadini non hanno campi da coltivare. E' un problema particolarmente drammatico in Sud Africa, dove ai cambiamenti politici seguiti all'elezione di Mandela, non hanno corrisposto analoghe trasformazioni in campo sociale ed economico. In Brasile, dopo un breve excursus storico su cento anni di lotte contadine, gettiamo uno sguardo sul "nuovo mondo" sognato da milioni di lavoratori rurali che hanno dato vita negli ultimi anni al movimento dei "Sem Terra". Dal sud al nord, da Belem a Porto Alegre, dagli acampamentos precari agli asentamientos più stabili, con le loro lotte e speranze, reclamano oggi il ruolo di protagonisti del loro futuro.
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L’America latina: un continente che ha forti legami culturali ed economici con l’Italia: “scoperto” più di 500 anni fa dal genovese Colombo, deve il suo nome al fiorentino Amerigo Vespucci; è stato esplorato e descritto da tanti Italiani, prima di diventare negli ultimi due secoli la meta sognata per milioni di nostri emigranti: si calcola che oggi gli Italo-americani siano più di 50 milioni. Se ne è parlato a Trieste, nell’ultima edizione del Festival del Cinema Latino Americano, soprattutto per studiare l’influenza del neorealismo italiano. In due successivi servizi viene ricostruita la storia di due personaggi che hanno contribuito alla formazione dei paesi in cui hanno operato: l’architetto bolognese Giuseppe Landi nell’Amazzonia brasiliana; e Agostino Codazzi geografo e cartografo nel Venezuela, appena liberato dal dominio spagnolo. Due dei tanti esempi di intrecci che legano realtà geograficamente lontane ma culturalmente e storicamente vicine.
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Firenze, città di Dante e Michelangelo, culla del Rinascimento e della moderna società mercantile, ha accolto dal 6 al 10 novembre oltre 60.000 partecipanti al 1° Forum Sociale Europeo. Provenienti da oltre 100 paesi, si sono confrontati in affollati seminari, dibattiti e assemblee, per iniziare a costruire un’Europa nuova, sociale e consapevole: non fortezza assediata, ma crocevia di scambi, ponte verso popoli e culture. In questa puntata si vuole gettare un primo sguardo sui problemi ed i temi affrontati a Firenze - i giovani, l’Europa, la pace e la guerra - cercando di restituire immagini e suoni, volti e parole, per chi c’era e per chi non ha potuto esserci. Una cronaca di quattro giorni indimenticabili, dall’apertura in Piazza Santa Croce all’interminabile corteo di sabato 9 novembre, alla ricerca di un altro mondo, non solo possibile ma necessario.
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