- In Cammino (17'52")
- Solidarietà a distanza (17'21")
- Acqua (22'14")
- Un altro mondo possibile? 17'12")
- Cioccolato e caffè (18'44")
- Popoli indigeni (17'39")
- Donne e azioni positive (19'15")
- A Genova! (18'40")
- Contro il razzismo (19'50")
- Tra pace e guerra (21'26")
- Schiavitù vecchie e nuove (20'44")
Nel mondo milioni di persone sono ogni giorno in movimento, alla ricerca di migliori condizioni di vita. In cammino è appunto il titolo della grande mostra fotografica di Sebastiano Salgado, che in una animata conferenza stampa illustra il suo punto di vista.
Ma la realtà composita dell'immigrazione vede anche ogni giorno innumerevoli casi positivi, come quello di Mouna, la storia in musica a lieto fine di una giovane donna in cerca di pari opportunità.
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Una opportunità concreta per uscire dal circolo vizioso povertà-analfabetismo è offerta dalle adozioni a distanza. In Colombia, bambine e ragazze, grazie a una organizzazione italiana, hanno avuto opportunità di studio e di lavoro. Un'altra forma di solidarietà con bambini e ragazzi kosovari, di etnia tanto albanese quanto serba, è stata sperimentata di recente con l'ospitalità offerta loro da una scuola di Milano.
Solidarietà, quindi, non come un concetto astratto, ma come partecipazione attiva, a cui ognuno di noi può aderire, portando il suo contributo, piccolo o grande.
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In molte aree del pianeta la mancanza di acqua è il primo problema quotidiano da risolvere. A milioni di donne del sud del mondo è affidata questa continua ricerca: sorgenti, pozzi, fiumi, torrenti, spesso lontani da casa, forniscono la materia prima della vita.
Ma il problema può anche essere affrontato in modo da trovare soluzioni adeguate; come è avvenuto nel delta del Nilo, in Egitto, dove un progetto promosso dall'IFAD, l'Agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo agricolo, sta canalizzando le acqua disperse nel delta del grande fiume.
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Di fronte al divario crescente tra un mondo sempre più ricco ed uno sempre più povero e numeroso, molti si pongono la domanda se è possibile ipotizzare un altro modello di sviluppo e di convivenza civile. Se ne è discusso alla fine di gennaio nel Forum sociale mondiale di Porto Alegre, città del sud del Brasile, dove più di diecimila delegati dei movimenti antiglobalizzazione, provenienti da 120 paesi, hanno discusso e manifestato per cinque giorni per dimostrare a se stessi e all'opinione pubblica che appunto "un altro mondo è possibile".
Particolarmente significative e attuali la discussione e la polemica contro la manipolazione genetica delle sementi e le multinazionali che controllano il mercato dei prodotti alimentari.
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Due prodotti alimentari originari del sud del mondo, così radicati nella nostra vita di tutti i giorni da farci dimenticare la loro origine lontana: uno dei tanti scambi positivi tra sud e nord.
L'importazione del cacao e del caffè dai paesi del sud del mondo, con prezzi fissati dai compratori, ha sempre dato enormi margini di profitto a mediatori e distributori, ma la diffusione delle "Botteghe del Commercio Equo e Solidale" segna ora un'inversione di tendenza, cercando di impostare in modo nuovo il rapporto tra produttori e consumatori.
La pianta di caffè è di origine africana: ma oggi i grandi paesi produttori ed esportatori sono in Sud America: Brasile e Colombia, come vediamo in un servizio sul "Parque del café".
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Gli indigeni sono popolazioni che da sempre vivono sulle loro terre, oggi emarginati e ridotti in minoranza da secoli di occupazioni, sterminio e conquiste; oppure, come per i cosiddetti 'indios' del centro e sud America, dopo cinque secoli di oppressione conseguenti alla "Conquista", la maggioranza silenziosa, esclusa di fatto da ogni potere politico ed economico.
Eppure sono proprio queste popolazioni - legate alla terra - a difendere l'ecosistema minacciato; come ci spiegano testimonianze dall'Ecuador, dalla Colombia e dal Messico.
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Nel clima di incertezza e apprensione che circonda l'apertura del G8 a Genova, decine di organizzazioni di donne italiane e straniere, provenienti da tutto il mondo, hanno dato vita ad un animato dibattito dal titolo: "Genere e globalizzazione", per offrire uno spazio di approfondimento e confronto e per cercare un'alternativa possibile alla visione del mondo proposta dal Club degli stati che si riconosce nella sigla G8.
Sempre a Genova è stata presentata un'esperienza di cooperazione al femminile in Brasile, il programma radiofonico 'Fala Mulher': uno dei tanti esempi di potenzialità creative delle donne.
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Mentre nella zona rossa tutto è pronto per l'arrivo dei "grandi" del G8, sotto il tendone del Genoa Social Forum un pubblico colorato ed attento partecipa alla discussione sui grandi problemi che ancora oggi affliggono l'umanità. Temi ricostruiti con interviste a Vittorio Agnoletto, José Bové, e a esponenti di realtà di base in Africa, Asia e America Latina, venuti a Genova a portare la loro testimonianza.
Ma ci sono anche i tantissimi giovani venuti da tutto il mondo, che confluiranno in una grande manifestazione, colorata e pacifica fino a che inizieranno gli scontri. Dei quali, e delle inutili violenze troppo si è parlato dimenticando spesso il cuore del problema: un mondo diverso è possibile?
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La puntata propone una cronaca della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite contro il Razzismo. La sede della conferenza, Durban in Sud Africa, non è stata una scelta casuale; proprio in questo grande paese il razzismo ha avuto - con l'apartheid - le sue manifestazioni più drammatiche dopo la fine dei regimi coloniali. Oggi, grazie alla politica di riconciliazione avviata da Mandela, è formalmente superato; anche se è cambiato il sistema politico ma non quello economico.
Al Forum delle ONG 15.000 rappresentanti delle Organizzazioni di base da tutto il mondo - tra cui il premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù e il Reverendo Jesse Jackson, leader dell'"altra America" - hanno discusso delle grandi contraddizioni che coinvolgono l'umanità. E proprio la condanna ed il risarcimento della tratta degli schiavi hanno ancora una volta portato alla luce le molte lacerazioni che dividono questo mondo tra ricchi e poveri .
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Conseguenza visibile e drammatica di ogni guerra è il vertiginoso aumento del numero dei profughi e rifugiati: 22 milioni di persone - 4 solo in Afghanistan - in fuga dalla guerra, da persecuzioni, o altre violazioni dei diritti umani; alla ricerca di asilo e protezione.
Mentre sull'altra sponda dell'Adriatico, nei Balcani, si è appena concluso un altro conflitto, durato quasi dieci anni; come ci ricordano le donne di Srebrenica.
Alla marcia della pace da Perugia ad Assisi abbiamo raccolto opinioni di tanta gente comune, che ci ricorda come in questo mondo lacerato sono proprio le ingiustizie e le tante ineguaglianze le prime cause da combattere per vincere davvero questa guerra.
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Quanti e quali sono gli schiavi del terzo millennio?
E' un problema emerso in modo centrale nella Conferenza Mondiale di Durban contro il Razzismo, dove la tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico è stata dichiarata un crimine contro l'umanità, e l'inizio del razzismo nell'era moderna. Numerose le testimonianze portate di afro-americani che reclamano a gran voce un risarcimento storico, morale ed economico.
Nel Golfo di Guinea gli schiavi venivano concentrati in fortezze, come quella di Elmina in Ghana, prima di iniziare un viaggio senza ritorno. E "La strada degli schiavi" è il titolo di un suggestivo progetto promosso dall'UNESCO e ampiamente discusso da storici e uomini di cultura africani e afro-americani a Durban.
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